Considerazione della memoria. (famiglia) – Il Racconto della realizzazione, la storia del percorso artistico, le installazioni, la filosofia.
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I speak for myself
– Eccolo lì! Il solito sognatore di passaggio, liberiamo le piazze, e poi le macchine dove le mettiamo?
*Gentile signore, vi sono grato della vostra osservazione, credo che questa società sia arrivata ad un bivio, consapevoli di quanta ipocrisia si celebri nella parola, continuiamo a perseverare ingannandoci per decoro della decadenza. Mi perdoni, ho appena steso la biancheria, mi considero un privilegiato, il mio cortile è alto e riparato dallo smog della città. Quando raramente prendo la macchina, a volte capita che inevitabilmente venga risucchiato in un ingorgo della piccola metropoli, vedo le macchine incollate l’una con l’altra, resto sempre ad un margine di distanza, l’aria la sento irrespirabile. Rallentare la marcia, siamo sotto scacco mentre affonda un tempo. Predisporsi per il nuovo credo sia decoro, restituire contenuto alla parola credo possa chiamare perdono. Mamma mi porti al parco, è più facile imbucarsi nella sterilità di un centro commerciale che godere del dono. Alla bellezza è stata riservata salvezza. Realtà, presente dinanzi gli occhi di tutti, scorgerla, soluzione risiede. Il Pianeta ha bisogno d’amore, la Vita ha bisogno nutrimento, la Verità azioni che risveglino le coscienze. Il peso di una foglia, la lacrima di un’alba, luce trapassa le braccia di un albero. Separarsi da ciò che era, tornare a ciò che è. Non tollero suoni molesti dentro casa, la formattazione commerciale ha reso voci sterili, prive di qualsiasi emozione, precostruite. Mi piace il silenzio è fatto di molti suoni. Autenticità, un romanzo segreto respira nel buio del nostro sapere, fargli prendere luce, sorridere ad ogni incontro.
– Scusi, ma cosa c’entra con le macchine? Era stato previsto un posteggio sotterraneo, ma poi non se ne fece niente! *Si, ne ho sentito parlare! Credo che in questa martoriata terra, ci sia rimasto poco da perforare, scavare, profanare pietra. Quando incominciarono i lavori della metropolitana, ricordo come ieri le scosse, il tremolio delle fondamenta del palazzo, si fecero presenti molte crepe nei pilastri, ma era più forte il potere di quell’artificio, la civiltà metropolitana. Bisogna fermarsi, comprendere cosa sia rimasto di ciò che doveva essere, preservare il presente da un futuro grigio e ammalato. (Parlo da solo)
Sogno la Playa possa divenire Oasi. Museo del Mare e dello Spazio. Ambasciata Planetaria Rispetto Pianeta.
Mediterranean soul
Fare esperienza del pensiero
IL COMANDANTE
Catania Giovedì 22 Marzo ore 18.30 Spazio Fluido
L’Arte è maturata in me ancora prima che io conoscessi il suo nome, o meglio prima che lei si presentasse senza nome.
Viale XX Settembre, 28 – 95129 Catania
L’Arte era la luce che riempiva i miei occhi, il respiro del risveglio, arte erano i viaggi in mezzo a desolate lezioni di corsi e ricorsi, era la fila per la prima colazione, erano le piante, gli animali, arte era la preghiera, il fuoco, l’acqua e tutti gli elementi, arte erano le stelle il sole e tutta la natura, era l’essere presente nella totale assenza da un mondo apparentemente presente.
L’Artista a cui mi ispiro, è il più grande creatore del cielo e della terra, è il Padre di tutti i padri per come si presentò quando ancora non ero, lui dipinge tramonti e albe, e li condivide con noi tutti, non c’è uomo che non conosca il suo volto, lui è umile, infinitamente amorevole, e quando gli chiesi se era lui, lui mi rispose, si sono io.
Sognai che ero al Ponte, il Ponte era una piccola tenuta di una Santa Famiglia nei pressi di Viagrande ai piedi dell’Etna, dove da bambino i miei nonni insieme a molti amici si riunivano per la vendemmia, mi ricordo la gioia nel raccogliere i grappoli d’uva immersi tra i roseti, a pigiarli a piedi nudi tra i vendemmiatori, mi ricordo il casotto col fuoco acceso e le tante voci, in cima a questa piccola tenuta era molto presente una piccola grotta con la Madonnina, a cui io nella più innocente giovinezza confidavo nella preghiera di un bimbo i miei perché.
La padrona di casa era dedita alla cucina popolare, utilizzava pentole di terracotta, e ricordo ancora come ieri quando nelle ore di doposcuola mi preparava la merenda con le sue marmellate. Ogni pomeriggio mi portava in chiesa a pregare, la chiesa era quella del Monserrato, e anche se non capivo, stavo buono al suo fianco, oggi a distanza di tempo ricordo, collego, e ricollego. Nel sogno durato pochi attimi infiniti mi trovavo all’ingresso da parte della strada della cantina, ero solo, non mi ricordo cosa stessi facendo proprio in quel punto, la sua immagine però non la dimenticherò mai, o meglio come lui si volle presentare ai miei occhi, non era con abiti regali, anzi tutt’altro, era estremamente pacifico e io stentai a credere nel sogno come il creatore di tutto potesse essere così umile, non ricordo pronunciò alcuna rivelazione, perché nel mio sentire lui era rivelazione, non ricordo altre parole che io sono, e non ricordo un contenuto così infinitamente potente da poter riempire qualsiasi spazio. Io gli chiesi sei tu, e Lui mi rispose Io Sono, il sogno perché indimenticabile, perché Lui era infinitamente umile. Quel sogno forse è la chiave insieme ad un altro sogno che non dimenticherò mai, è la chiave che mi fa accorgere dei piccoli gesti, che mi fa gioire per le piccole cose, che mi fa vedere dentro una fiamma l’anima della vita, che mi fa godere delle piccole cose, perché solo attraverso le piccole cose si può costruire un grande avvenire. Le piccole cose, sono l’amore che stiamo rischiando di perdere l’uno per l’altro, è il pianto che mi esce spontaneo sconoscendo quello che scrivo, quando esco provo amore per tutti e tutto, vorrei dare amore, questa è la forma d’arte più antica, l’Arte è Amore, è testimonianza di dolore per un mondo che attimo dopo attimo si allontana dalle piccole cose, amatevi tutti, questo urlano le mie opere, gridano senza tregua perché tutti noi siamo uno, e anche quando provo a distrarmi, anche quando miscelo lo zucchero al mio misero caffè ogni mattina, penso a quanti bambini ancora oggi nutrono con il loro sangue le voragini insaziabili degli ignoranti senza scrupoli, quante famiglie ancora oggi si devono trovare a lottare per proteggere la loro storia, quanta ignoranza continua ad allontanare famiglie, figli, padri, gli uni dagli altri, a sottrarre infanzie, a speculare sul bene vendendo veleno. Artisti tutti noi siamo, la bellezza salverà il mondo, la bellezza di quando ogni singolo essere su questo pianeta ritornerà a comunicare, comunicare nella crisi, quanto bisogno di amore c’è.
Padre sempre figlio tuo