Se parlo dell’artista, parlo anche dell’uomo. Dell’anima che agita il suo pensiero, le sue azioni. Che a noi arrivi il gesto simbolico, che ci colga con le sue impronte, le sue parole intorno al mondo, questo è ciò che serve in un momento fragile come questo.
È da anni che Claudio Arezzo Di Trifiletti racconta di comunione tra gli uomini, di coscienza mondiale, di arte che raccolga il senso comune, la festività delle occasioni. Il raduno delle memorie, i passi sugli asfalti nelle grandi metropoli, il contatto tra menti che condividono gli stessi sentimenti, che possono, che devono inoltrare una rivoluzione sociale. Fatta di ascolto, di un nuovo modo di avvicinare la natura, di renderla nelle nostre ombre, nelle nostre vite, regina e madre, superiore e vicina.
È il senso religioso che Claudio Arezzo Di Trifiletti avanza nel cuore e nei suoi imprints colti nelle strade del mondo e ricostruiti nelle tele abitate da uomini e donne che partecipano alla preghiera. Un afflato che ha bisogno di essere ascoltato, affinché l’arte non sia spaesamento o diversivo, ma luogo di ri-creazione cosmica e ricerca di obiettivi animici in divenire.
Daniela Frisone